Museo Archeologico e Necropoli di San Donato
Il Museo Civico Archeologico di Lamon si trova in via Resenterra e raccoglie i reperti degli scavi archeologici della necropoli romana di San Donato.
Gli studi archeologici sulla zona di San Donato vantano un'antica tradizione che risale perlomeno al 1776 con Don Francesco Pedri, il parroco di Telve (TN) che evidenziava "uno stretto e antico legame del Tesino con il Lamonese, legato ancora alla primitiva evangelizzazione del territorio che evidentemente si serviva delle vie di comunicazione esistenti" (G. Guiotto "El Campanon" n.15 2005). Nel 1793 l'ipotesi del popolamento romano e dell'esistenza di un'importante arteria di comunicazione tra i due altipiani viene ripresa da Giuseppe Andrea Montebello nella sua opera "Notizie storico, topografiche e religiose della Valsugana e di Primiero" dove riporta le informazioni avute dal feltrino Bartolomeo Villabruna: "...più verso Tesino, oltre San Donà, sulle sponde della Senaiga stessa evvi una strada che da quegli alpigiani appellasi tuttora Via Pagana, e di là per Tesino si deve tenere per fermo, che passasse nella Valsugana..."
Sul finire del XIX secolo è il sacerdote di San Donato Don Pietro Tiziani a condurre una prima serie di scavi nel piccolo podere di famiglia in località Piasentot spinto dai racconti di una zia paterna che raccontava del fortuito ritrovamento di una piccola urna "di circa mezzo litro e quasi piena di monete antichissime attaccate le une alle altre". In seguito, con scavi condotti a più riprese, Don Tiziani troverà le prime tombe con i relativi corredi la cui composizione articolata anticiperà quanto verrà scoperto ai nostri giorni.
Bisognerà attendere comunque altri cento anni per un'indagine archeologica sistematica, che verrà iniziata nel 2000 in seguito ai lavori di sistemazione di una strada silvopastorale e condotta negli anni 2001, 2003, 2005, 2009 in località Piasentot, confermando l'esistenza in questo sito di una necropoli romana di grandissimo interesse.
La zona, nel contesto storico dell'epoca a cui apparteneva la necropoli, rientrava nell'ambito del municipium di Feltria, la cui giurisdizione amministrativa si estendeva fino a comprendere quasi tutta la Valsugana.
Un percorso stradale - attestato dall' Itinerarium Antonini del III secolo d.C, - collegava l'antica Feltria con l'alta Valsugana e quindi con Tridentum: vi sono buoni motivi per ritenere che tale percorso (tralasciando il problema dell'eventuale identificazione dello stesso con il problematico tracciato della via Claudia Augusta) attraversasse questo territorio per raggiungere Ausugum (Borgo Valsugana), e che quindi l'abitato romano che doveva sorgere a San Donato (al quale apparteneva la necropoli in questione) fosse un piccolo centro lungo tale via.
Gli scavi finora condotti (l'ultimo nell'estate del 2009) -con finanziamenti della Fondazione Cariverona, della Regione del Veneto e del Comune di Lamon - hanno complessivamente messo in luce oltre ottanta sepolture.
La necropoli presenta caratteristiche del tutto eccezionali che, allo stato attuale delle conoscenze, non sembrano avere raffronto in alcuna altra necropoli dell'epoca. Le sepolture sono tutte a inumazione in piena terra in fosse di forma ovale. La posizione degli inumati è rannicchiata con gli arti più o meno flessi. Gli individui sono seduti con la schiena in appoggio alla parete della fossa e con la testa rivolta verso est. Tale tipo di inumazione è tipica dell'età del bronzo e assai diversa da quella coeva che prevedeva l'inumazione supina o l'incinerazione.
I corredi funebri della necropoli di San Donato sono costituiti da oggetti di abbigliamento, di ornamento e d'uso e quasi sempre anche da una o più monete. Mancano, tranne in un'u nica eccezione, elementi di ceramica. Nelle tombe femminili gli oggetti di ornamento in bronzo, argento e vetro sono numerosi e indiziali di una certa agiatezza nello status medio della popolazione. Da notare la presenza dei famosi orecchini d'argento cosiddetti "a B" che per per la loro particolarissima foggia sono stati scelti come simbolo della mostra.
Più semplice, anche se molto interessante, il corredo funebre maschile con i famosi coltellini a serramanico usati nei lavori quotidiani (non sono state ritrovate finora armi).
Del tutto eccezionale è stato inoltre il rinvenimento nel 2001 di una sepoltura assai particolare a fianco di quelle umane: un bue, dell'età di due anni, probabilmente sacrificato per un qualche rito propiziatorio e successivamente sepolto, nella stessa epoca degli altri umani, con tutti gli onori. Un ritrovamento che lascia presupporre una situazione di agio e di abbondanza di cibo, poiché il bue è stato sepolto intero, come si nota dall'analisi delle ossa. La deposizione accurata di questo animale, con la testa appoggiata su una grossa pietra sistemata in maniera tale da tenerla piegata e leggermente sollevata, ci induce a ritenere che si tratti di un rito sacrificale.
Da sottolineare infine la pressoché totale assenza di individui in giovane età (solo 2 sull'ottantina di sepolture indagate) e i caratteri antropologici che rivelano la presenza di individui di notevole robustezza...
I materiali di corredo delle sepolture messe in luce nel corso delle indagini condotte negli anni 2000 , 2001 e 2003 sono stati completamente restaurati nel Laboratorio di restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici. Inoltre con un finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali si è proceduto alla schedatura scientifica dei singoli oggetti. La Soprintendenza ha inoltre fatto inserire l'analisi degli elementi di collana in vetro e foglia d'oro, rinvenuti in alcune sepolture femminili della necropoli, nell'ambito di un Progetto Finalizzato Beni Culturali.
Il Museo è aperto ad orari fissi nel periodo estivo, su prenotazione il resto dell'anno.
Per informazioni e prenotazione visite: Pro Loco Lamon 0439.96393